IL COTTOLENGO: LA SANTITÀ DEL QUOTIDIANO

Essere santo non significa esercitare obbligatoriamente l'eroicità, ma vivere secondo il disegno di Dio che Egli fa comprendere attraverso eventi (belli o drammatici), persone, o ancora attraverso una preghiera continua a Lui e un incontro costante con Gesù nei sacramenti. Questo è il percorso che ha dovuto compiere San Giuseppe Benedetto Cottolengo, fondatore della "Piccola Casa della Divina Provvidenza". Questo santo sacerdote, che visse a cavallo tra il 1700 e il 1800, nella sua giovinezza perseguiva ciò che qualsiasi giovane prete dell'epoca sognava, la carriera all'interno della Chiesa. Vi riuscì. Infatti divenne uno dei più importanti preti della sua diocesi: Torino. Il modo con cui viveva il suo sacerdozio però, non lo entusiasmava; per questo cercò di imitare le gesta eroiche di diversi santi, ma invano. Giuseppe non aveva ancora capito che ogni chiamata di Dio è particolare, forse simile nella forma, ma mai uguale ad un'altra. Una notte come tante altre egli si imbatté in una donna incinta gravemente malata che non era stata accolta negli ospedali della città e che alla sua presenza morì e con lei anche la bambina che portava in grembo. In questa situazione terribile capì che il Signore voleva essere servito e amato nei poveri. Incerto ancora del suo futuro e della sua nuova vocazione pose la sua vita nelle mani della Divina Provvidenza, della quale si fiderà ciecamente per tutta la vita. Nel giro di poco tempo aprì un pronto soccorso per i poveri che non erano accolti negli ospedali, e successivamente diverse altre case. Tanti, seguendo il suo esempio, si misero al servizio di Dio, in questi ospedali, con un amore che spesso chiedeva in dono anche la vita.
Oggi i fratelli della Piccola Casa della Divina Provvidenza sono in tutto il mondo a servire i poveri e i disadattati, avendo chiaro ciò che il Cottolengo ripeteva, cioè che chi crede realmente in Dio gli può chiedere qualsiasi cosa e la otterrà, poiché chi ama sinceramente fa commuovere Dio.

Sebastiano Adamo