| | | Pier Giorgio Frassati Essere buoni e veri cristiani, non è solo compito dei preti o delle suore, perché hanno fatto la scelta di essere totalmente di Cristo, ma deve essere una tensione che ogni battezzato deve vivere. Questa è stata la testimonianza del beato Pier Giorgio Frassati, un giovane studente torinese morto a soli 24 anni. Egli era un cristiano che credeva, che operava come credeva, che parlava di ciò in cui credeva. Vivere in questa maniera agli inizi del 1900, dove si respirava un forte senso di anticlericalismo (in altre parole si andava contro la Chiesa) non era cosa facile. Egli però incarnò lo spirito di Cristo, infatti, imparò ad andare contro corrente. Per questo, oltre a studiare in università, egli fece parte di moltissime associazioni cattoliche e sociali, assumendosi diverse responsabilità. Ovunque si trovava non aveva paura di annunciare Cristo: a scuola, nella vita mondana, nella politica, sorretto dalla forza della Comunione quotidiana e della preghiera costante; egli non comprendeva i mezzi termini o le diplomazie, solo il Vangelo di Gesù si doveva vivere, e per questo, spesso prese molte botte da parte di chi non condivideva le sue scelte. Pur essendo molto ricco egli, come Gesù, si fece povero con i più poveri, li serviva, li aiutava, li amava adoperandosi con vera carità fraterna. E proprio in questo donarsi per questi fratelli meno fortunati egli si ammalò di poliomielite, che lo uccise giovanissimo. Il Papa lo ha beatificato, indicandolo come esempio per ogni cristiano che vive il sociale e la politica, perché egli seppe essere ottimo laico nella Chiesa e ottimo cristiano nel mondo. Sebastiano Adamo | | |