| L'avvocato del diavolo Con il nome di satana ( ebr. satan = avversario, accusatore) o di diavolo (greco diabolos= separatore) la Bibbia designa un essere personale, per sé invisibile, ma la cui azione od influsso si manifesta sia nell'attività dialtri esseri (demoni o spiriti impuri) , sia nella tentazione all'uomo. Nella tradizione giudaico-cristiana il diavolo ha anche altri nomi (belzeeboùl, leviatan, lucifero, belial, anticristo, etc.). E' difficile dire brevemente tutte le sue caratteristiche, secondo la rivelazione biblica. Ne possiamo elencare alcune che possono aiutarci alla comprensione del film. Il diavolo è una creatura di Dio, un angelo,uno spirito, che per invidia si è ribellato al suo Creatore, Lo odia e vuole imitarLo; perciò lo scimmiotta in tutti i modi possibili. Egli cerca di instaurare un suo regno, e desidera avere una discendenza, dei "figli" che ne estendano le "manovre" a tutto il mondo. A lui appartiene un potere sui "sensi" , sulla "psiche" e sulle "cose", per questoè detto "principe di questo mondo" (Gv 12,31); ma non ha potere sulla vita umana; tuttavia egli è causa di morte perché priva l'uomo che ha ceduto alle sue lusinghe e "seduzioni" del senso del divino e della fiducia in Dio, conducendolo ad una visione materialista, edonista, fino all'autodistruzione, alla disperazione, al suicidio. Adamo ed Eva ingannati da lui provarono vergogna e il sentimento della morte; perciò il diavolo è detto "omicida e bugiardo fin dalle origini" (Gv 8,44). Egli prospetta all'uomo un paradiso facile, fatto di denaro, di sesso, di successo. E' detto perciò "seduttore" (Gn 3,13; Rm 7,11; Ap 12,9). Il diavolo conosce l'uomo e le sue inclinazioni come le sue tasche, lo sa blandire nella vanità e nell'ambizione; sa dare ottimi consigli, pronto, se necessario a sfruttare i sensi di colpa, ad accusare ed umiliare l'uomo; è detto infatti "l'accusatore". E' l'avvocato accusatore, l'insinuatore del dubbio, "astuto" e garbato nel tessere le sue trame. Nella tradizione spirituale mostra la sua superiorità sugli uomini attraverso la conoscenza del loro futuro, e per un'immensa scienza che possiede, padrona di tutti i linguaggi umani e di tutte le lingue del mondo e della storia. Se non si crede all'azione di satana nel mondo non si può capire nulla della missione di Gesù sulla terra; nei Vangeli sono proprio i demoni per primi a riconoscere Gesù come Figlio di Dio dopo che il loro "principe" lo ha messo alla prova nel deserto. Gesù è venuto a "ridurre all'impotenza colui che aveva il potere della morte, il diavolo" (Eb 2,14), " a distruggere le sue opere" (1Gv 3,8). In realtà il diavolo non ha potere sulla libertà dell'uomo, il quale può scegliere la Luce di Dio rinunciando al potere di colui che "ama camuffarsi da angelo di luce" (2Cor 11,14) e assumendo la responsabilità delle proprie azioni senza accusare gli altri. Satana, dunque, è un nemico già vinto, ma che ci prova lo stesso. Il cristiano (perché qui stiamo analizzando il punto di vista teologico), unito a Cristo mediante la fede (Ef 6,10) e la preghiera (Mt 6,13; 26,41) è certo di trionfare: sarà vinto soltanto chi avrà acconsentito ad esserlo (Giac 4,7; Ef 4,27). Cadere nelle trame di satana significa perdere la libertà, riconquistarla significa accogliere quello Spirito dei figli di Dio, lo Spirito di Cristo, che nel cuore grida "Abbà","Padre!". Il soggetto del film Per prima cosa bisogna rispettare il punto di vista del regista Taylor Hackford e dei suoi due sceneggiatori Jonathan Lemkin e Tony Gilroy; essi hanno voluto fare un film didascalico e nella prospettiva dell'impegno morale dell'uomo. Trattandosi però di un tema così legato alla religione e alla rivelazione giudeo-cristiana il film si presta a due livelli di lettura: il primo, etico, risponde appunto alla domanda : Quali sono le conseguenze sulla vita dell'uomo quando questi fa scelte immorali, perde il suo senso di responsabilità e non fa più uso della propria coscienza? Il secondo, teologico e di fede, senza opporsi al precedente, ma approfondendolo, pone la questione del peccato come rifiuto di Dio e del castigo divino come conseguenza del cattivo uso della libertà. Il film si apre, appunto, con una scelta immorale dell'avvocato Kevin Lomax (Keanu Reeves), che riesce a difendere con successo un insegnante pedofilo colpevole. Da quel momento la scalata al successo si fa inarrestabile, aiutata e sostenuta da John Milton (Al Pacino), capo di uno studio legale potentissimo di New York (bellissime le inquadrature di Foley Square, sede del potere giudiziario). Prima di partire, la madre (Judith Yvey), che non ha mai rivelato al figlio l'identità del padre, mette in guardia Kevin: New York potrebbe essere per lui Babilonia la grande, la città della perdizione, dell'anticristo. Da questo momento in poi sarà proprio Milton (il nome è già significativo nel richiamo all'autore inglese autore del "Paradiso perduto") a tenere le fila della vita di Kevin. Milton è discreto e garbato, non forza le scelte di Kevin; ad un certo punto gli dà anche l'ottimo consiglio di occuparsi di più di sua moglie, mentre gli mette davanti un caso importantissimo per la sua crescita professionale. Così nel film contemporaneamente Kevin ha successo, lascia sua moglie sempre più sola (in una scena si coglie il momento in cui i due mangiano ormai da soli in posti diversi), e passa il suo tempo con lo strano Milton (il quale masticaliquirizia, prende la metropolitana, parla diverse lingue, conosce cose che non ha visto, e vive immerso nella seduzione di bellissime donne). Intanto l'egoismo continua a guidare le scelte di Kevin. Superando brillantemente alcune prove professionali (inparticolare un "caso sanitario" che nasconde i rituali di magia nera di un certo Philippe Moyez) Kevin non si accorge che, nel frattempo, la sua vita matrimoniale si sta distruggendo. La moglie, Mary Ann (Charlize Theron), comincia a diventare isterica: lasciata la vita di provincia per andare a New York, ora che ha tutto, si sente infelice e insoddisfatta. Kevin accetterebbe anche di fare un figlio, ma per la scelta egoistica di tenere a bada sua moglie, darle qualcosa da fare e poter continuare in pace il proprio esigente (sempre più esigente) lavoro d'avvocato. In realtà egli è molto invaghito di una collega, Christabella (Connie Nelson), che prende il posto di sua moglie nelle sue fantasie. Le situazioni precipitano: Mary Ann avverte presenze spirituali minacciose e tra incubo e verità sostiene di essere stata violentata da Milton; arriva a New York la madre di Kevin che finalmente svela al figlio una verità agghiacciante; nel frattempo Mary Ann viene ricoverata in una clinica psichiatrica e arriva al punto di
Ora avviene una svolta decisiva nel film: il faccia a faccia di Kevin e Milton. E' a partire da questa svolta, fino al suo epilogo, che il film si presta ad una riflessione sul tema della libertà e della responsabilità. Curiosità Il film viaggia su un impianto realista in cui s'inseriscono situazioni e dialoghi surreali attraverso l'uso discreto di effetti speciali. Così la chiesa frequentata in Florida dalla madre di Kevin è realmente quella del Pastore Lowel di Gainesville, dove si riunisce un gruppo integralista cristiano. I palazzi di New York sono reali e così le aule di tribunale. Di un architetto italiano è lo studio di Milton di scabra semplicità modernista, e la sua abitazione, dove tutto è invece antico, in stili cronologicamente e topograficamente diversi. Particolarmente suggestivo è il pannello di stucco dietro la scrivania, che nel film dà vita ad una scena surreale grazie alle riprese di alcuni ballerini sott'acqua. E' di un architetto giapponese, invece, il gioco d'acqua creato sulla terrazza di un grattacielo dove Milton si muove con assoluta realistica padronanza a pochi centimetri dal bordo. In una scena "realista" si vede Kevin Lomax camminare per la Fifth Avenue totalmente vuota, ripresa alle 7,30 di mattina dopo aver bloccato le macchine di sei isolati. In alcune scene il montaggio al computer consente la trasformazione mostruosa di volti e corpi dei personaggi. Giudizio dell'ACEC Il piccolo centro, la grande città, la vita tranquilla del primo, le luci e le occasioni della seconda: in mezzo le ambizioni professionali, la voglia di fare carriera, di avere successo, di diventare ricchi e potenti. Sui temi della tentazione, della fama e della seduzione del denaro da raggiungere anche schiacciando persone innocenti e facendo soffrire i propri cari, si muove il film con toni spesso spregiudicati ma sempre in modo intelligente. Gli argomenti certo non sono nuovi e tuttavia merito della vicenda è proprio di saperli proporre allo stesso tempo vecchi e attuali con una scelta narrativa che mette insieme uno sfondo moderno e ambientazioni interne tra il turgido e il barocco con andamento incalzante da tragedia contemporanea. Il diavolo dell'anno Duemila assume maschere irriconoscibili, ora da avvocato ora da giornalista televisivo, e sempre incombe sull'individuo, che ha però la possibilità di difendersi, sia pure a prezzo di grandi sacrifici. Dal punto di vista pastorale, certo il film non propone discorsi sulla Grazia, né viene fuori un vero atteggiamento cristiano, ma l'insieme, pur tra qualche ambiguità e alcune situazioni scabrose, è ben vivo, palpitante, mai gratuito, convincente. | |